Quello che nascondono i pomodori pelati del supermercato: 5 additivi che non immagini nemmeno

Quando afferriamo una confezione di pomodori pelati o passata di pomodoro dal bancone del supermercato, non sempre troviamo esclusivamente pomodoro. L’industria alimentare può impiegare diversi additivi per migliorare la texture, la conservazione e la stabilità di questi prodotti, seguendo le regole previste dalla normativa europea sull’etichettatura degli alimenti.

La complessità nascosta dietro la semplicità apparente

I correttori di acidità come l’acido citrico (E330) e il citrato di sodio (E331) sono tra gli additivi più comuni nei derivati del pomodoro. Il loro scopo principale è stabilizzare il pH del prodotto, garantendo una maggiore sicurezza microbiologica e preservando le caratteristiche organolettiche durante la conservazione. Per soggetti che presentano sensibilità specifiche, questi componenti possono richiedere attenzione, sebbene la loro sicurezza sia generalmente riconosciuta dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare.

Gli addensanti naturali come la pectina di agrumi (E440) e l’amido modificato sono spesso impiegati per ottenere una consistenza più densa. La pectina, pur essendo ricavata da fonti naturali, viene sottoposta a processi industriali che la rendono diversa dal pomodoro fresco dal punto di vista fisico-chimico. Questi ingredienti, benché derivati da materie prime naturali, subiscono trasformazioni che ne modificano le proprietà originarie.

Il labirinto delle etichette: cosa cercare e come interpretare

La normativa europea regola l’etichettatura degli alimenti, imponendo la dichiarazione degli additivi con i relativi codici preceduti dalla lettera E. Questo sistema rende a volte difficile l’identificazione degli ingredienti per il consumatore medio. I coadiuvanti tecnologici utilizzati nei processi produttivi, ma che non restano nel prodotto finito o sono presenti solo in tracce, non sono sempre obbligatoriamente dichiarati in etichetta secondo la normativa vigente.

Un caso frequente è quello degli antiossidanti come l’acido ascorbico (E300). Si tratta di vitamina C, la cui funzione, quando impiegata dall’industria, è principalmente tecnologica: previene l’ossidazione e migliora la conservazione, più che fornire un diretto apporto nutrizionale. Questa distinzione risulta fondamentale per chi desidera evitare qualsiasi forma di integrazione artificiale nella propria alimentazione.

I segnali di allarme da non sottovalutare

Esistono alcuni indicatori indiretti che possono suggerire la presenza di additivi nei prodotti a base di pomodoro. Una consistenza uniforme spesso deriva dall’impiego di stabilizzanti o addensanti che favoriscono una struttura del prodotto priva di irregolarità. Il colore intenso e invariabile può dipendere da trattamenti tecnologici, anche se nei derivati del pomodoro italiani non è consentito aggiungere coloranti. Anche il sapore standardizzato può essere il risultato di correzioni chimiche e procedimenti industriali che attenuano le variazioni naturali del prodotto fresco.

La durata di conservazione prolungata rappresenta spesso il segnale più evidente dell’utilizzo di conservanti, antiossidanti e acidificanti che contribuiscono a prolungare la shelf-life del prodotto molto oltre quella che avrebbe un pomodoro trasformato secondo i metodi tradizionali.

Le implicazioni per diete specifiche e intolleranze

Per chi segue diete restrittive come la dieta paleo, che esclude prodotti industriali e additivi, la presenza di questi ingredienti può non essere compatibile con i principi del regime alimentare. Le persone che soffrono di sindrome dell’intestino irritabile possono manifestare sensibilità verso specifici addensanti, in particolare quelli ricavati dai legumi, come la gomma di guar (E412).

I solfiti, usati come conservanti (E220-E228) principalmente nel settore dei succhi e confezioni di pomodoro concentrato, sono noti allergeni e devono essere obbligatoriamente segnalati in etichetta quando superano le soglie previste dalla normativa. La loro presenza può causare reazioni avverse in soggetti sensibili e deve essere attentamente monitorata da chi presenta questo tipo di intolleranza.

Strategie pratiche per una scelta consapevole

Una strategia efficace è preferire prodotti con lista ingredienti essenziale: pomodori pelati e passata dovrebbero idealmente includere solo pomodoro e, eventualmente, succo di pomodoro. Liste ingredienti lunghe o con molti additivi possono indicare processi lontani dalla tradizione artigianale e dalla semplicità del prodotto originale.

La provenienza geografica deve essere verificata con attenzione: la dicitura riferita al paese d’origine del pomodoro è obbligatoria per legge dal 2018 in Italia ed è distinta dal luogo di confezionamento, che può essere differente. Questa informazione permette di valutare la qualità della materia prima e le pratiche produttive associate a determinate aree geografiche.

Particolarmente utile è anche confrontare prodotti di marche diverse per identificare quelli che adottano formulazioni più semplici. Spesso i prodotti biologici certificati presentano liste ingredienti più brevi, poiché la normativa del biologico limita significativamente l’uso di additivi e coadiuvanti tecnologici rispetto ai prodotti convenzionali.

Verso una consapevolezza alimentare autentica

L’obiettivo non è demonizzare l’industria alimentare, ma sviluppare strumenti di valutazione critica. Molti additivi sono riconosciuti come sicuri, in base alle valutazioni dell’EFSA e delle agenzie di controllo internazionali. La trasparenza e la corretta lettura delle etichette sono fondamentali per scegliere i prodotti più adatti alle proprie esigenze e per esercitare il diritto del consumatore all’informazione.

Leggere le etichette con attenzione, confrontare prodotti diversi e privilegiare aziende che adottano politiche di comunicazione chiara costituiscono passi fondamentali verso una spesa più consapevole. Solo attraverso conoscenza e attenzione all’etichettatura si può trasformare l’acquisto da gesto automatico a scelta ponderata, allineata con i propri valori e necessità nutrizionali. La chiave sta nell’informarsi continuamente e nel mantenere uno spirito critico costruttivo, che ci permetta di navigare il complesso mondo dell’industria alimentare con maggiore sicurezza e autonomia decisionale.

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