Sottoli in offerta al supermercato: cosa nascondono davvero quegli sconti del 40% che tutti comprano

Quando troviamo sugli scaffali del supermercato quei barattoli di sottoli in promozione, con sconti che sfiorano il 40%, la tentazione di riempire il carrello è forte. Le promozioni aggressive su prodotti conservati possono derivare da strategie di marketing sui lotti, dalla prossimità alla data di scadenza, oppure dall’impiego di ingredienti a basso costo. Dietro a prezzi molto bassi, possono anche esserci riduzioni nella qualità della materia prima e uso di additivi alimentari consentiti dalla normativa vigente.

La verità dietro i prezzi promozionali

I sottoli rappresentano una categoria merceologica delicata. La conservazione sott’olio già di per sé garantisce una buona protezione, limitando lo sviluppo microbico grazie alla barriera anaerobica fornita dall’olio. Anche nei prodotti sottolio vengono regolarmente utilizzati antiossidanti come l’acido ascorbico (E300), tocoferoli (E306-E309) e regolatori di acidità come l’acido citrico (E330), per prolungarne la conservazione e stabilizzare colore e sapore. Questi additivi sono legali e sicuri entro i limiti imposti ma, talvolta, possono essere impiegati anche in prodotti ottenuti da materie prime di minore qualità.

Perché questi additivi vengono utilizzati

La funzione principale di questi additivi è prolungare la shelf-life e migliorare la stabilità organolettica e visiva del prodotto, facilitando la logistica e la distribuzione. In caso di materia prima raccolta oltre la maturazione ottimale, o di prodotti trattati con processi industriali intensivi, può rendersi necessario l’utilizzo di più additivi per raggiungere gli standard richiesti dal mercato.

Un consumatore attento dovrebbe sapere che un tipico sottolio tradizionale di alta qualità è abitualmente composto solo da vegetale, olio, sale e, per alcune ricette, poche spezie o aromi. Una lista ingredienti molto lunga con molte sigle “E” può essere indice di un prodotto più elaborato industrialmente.

Il problema della dichiarazione in etichetta

Per legge, gli additivi devono essere dichiarati sulle etichette degli alimenti, specificando la loro categoria funzionale seguita dal nome o dal numero E. L’indicazione può avvenire sia tramite nome chimico che codice, il che può rendere più difficile per il consumatore riconoscere subito la funzione degli ingredienti. La dimensione minima dei caratteri per ingredienti è regolata, e ciò può rendere la lettura faticosa per alcuni consumatori.

La normativa europea è chiara: anche gli additivi presenti solo nei componenti, come nell’olio presente nel sottolio, devono essere dichiarati nell’elenco ingredienti. La pratica di “ingredienti composti” può però rendere meno immediata la comprensione da parte del consumatore.

Come riconoscere i sottoli di qualità

Esistono alcuni segnali che possono aiutare il consumatore consapevole a orientarsi nella scelta. Un colore eccessivamente brillante e omogeneo può derivare da trattamenti con additivi o da selezione industriale. L’uso di antiossidanti può contribuire a mantenere il colore, ma in Europa sono vietati i coloranti non dichiarati nei sottoli vegetali freschi.

Una lista ingredienti lunga e complessa è spesso indice di processi industriali e uso di più ingredienti e additivi, certamente di minore naturalità. La presenza di più regolatori di acidità può essere usata per stabilizzare prodotti meno freschi, una possibile spia di lavorazioni industriali. L’assenza di un’indicazione geografica, seppur non automaticamente collegata a qualità inferiore, è un campanello d’allarme in termini di tracciabilità. Prezzi sistematicamente bassi sono spesso sostenibili solo con materie prime meno pregiate o maggiori economie di scala.

L’impatto sulla salute e sul portafoglio

Dal punto di vista sanitario, gli additivi alimentari autorizzati come acido ascorbico, tocoferoli e acido citrico sono considerati sicuri ai livelli d’impiego approvati. La letteratura scientifica conferma che gli effetti della esposizione cumulativa a più additivi nel lungo termine sono oggetto di continua valutazione e aggiornamento, ma non vi sono prove solide di rischi generali per la popolazione ai dosaggi consentiti.

Il risparmio economico di un prezzo basso può essere neutralizzato da una minore resa effettiva del prodotto. Peso sgocciolato reale, percentuale di scarto, minor valore nutrizionale e gusto meno autentico sono tutti fattori da considerare. Calcolando questi elementi, spesso il prodotto in offerta costa, di fatto, quanto uno di qualità media acquistato a prezzo pieno.

Cosa può fare il consumatore consapevole

L’arma principale resta l’informazione corretta e aggiornata. Saper leggere le etichette, confrontare prodotti anche sulla base della loro composizione, preferire aziende trasparenti e attente alla qualità sia della materia prima che del processo di trasformazione rappresentano strategie vincenti per fare acquisti consapevoli.

La richiesta di qualità e trasparenza da parte dei consumatori stimola tutta la filiera a migliorare standard produttivi. Privilegiare produttori che adottano trasparenza totale, indicando chiaramente origine e caratteristiche della materia prima, costituisce un segnale di mercato importante. I sottoli possono far parte di una dieta equilibrata, purché scelti con attenzione e consapevolezza della loro composizione. La prossima volta che quel barattolo in offerta cattura la vostra attenzione, giratelo, leggete attentamente l’etichetta e valutate se il prezzo così basso giustifica davvero la vostra scelta alimentare.

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