Quando acquistiamo una confezione di tè al supermercato, ci aspettiamo di portare a casa un prodotto semplice e naturale: foglie essiccate di Camellia sinensis, magari con l’aggiunta di fiori, spezie o frutti. La realtà che si nasconde dietro molte etichette è però più complessa e merita un’analisi approfondita, soprattutto per chi sceglie il tè per le sue proprietà benefiche e per la sua immagine di prodotto naturale.
La dicitura “aromi” e cosa rappresenta realmente
Leggendo le etichette di numerosi tè in commercio, anche quelli con packaging eleganti e richiami alla tradizione, compare spesso una parola apparentemente innocua: aromi. Questa dicitura generica è prevista dalla normativa europea su aromi e ingredienti alimentari e può indicare miscele complesse di sostanze aromatiche, sia di origine naturale sia ottenute sinteticamente, senza obbligo di dettagliarne la composizione in etichetta.
La normativa consente infatti di raggruppare sotto la voce “aromi” diverse sostanze aromatizzanti, naturali e di sintesi, purché siano autorizzate e sicure ai livelli d’uso previsti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Un tè alla pesca può quindi contenere estratti ottenuti effettivamente dal frutto, sostanze aromatiche identiche a quelle naturalmente presenti nella pesca ma prodotte per sintesi, oppure una combinazione dei due tipi di aromi. Per il consumatore, in assenza di ulteriori specificazioni, non è possibile stabilire con certezza la natura precisa delle sostanze aromatiche utilizzate.
Aromi naturali: cosa significa davvero a livello legale
La situazione si chiarisce, ma può apparire fuorviante, quando si entra nelle definizioni normative. Un aroma naturale non coincide necessariamente con l’idea artigianale o poco lavorata che molti consumatori hanno in mente.
Secondo il Regolamento europeo, può essere definito “aroma naturale” un aroma ottenuto a partire da materie prime di origine naturale (vegetale, animale, microbiologica) mediante processi fisici, enzimatici o microbiologici, anche industriali e complessi, purché non si ricorra alla sintesi chimica delle molecole aromatiche. La denominazione “aroma naturale di X” è ammessa solo se almeno il 95% della frazione aromatica proviene dalla fonte X, come pesca, limone o vaniglia.
Questo significa che una sostanza aromatica ottenuta, per esempio, dalla corteccia di un albero o da altri materiali vegetali mediante processi industriali può essere legalmente definita “naturale”, anche se il consumatore medio associa il termine a qualcosa di meno elaborato. Nel caso specifico del tè, l’uso di aromi naturali consente di intensificare il profilo olfattivo e gustativo oltre quello che si otterrebbe con i soli ingredienti botanici come foglie, pezzi di frutta e spezie.
Il tema allergeni: tra verità e falsi miti
Uno degli aspetti spesso citati riguarda i soggetti allergici o intolleranti. È corretto dire che alcune sostanze usate nella produzione degli aromi possono essere derivate da materiali allergenici come latte, soia o frutta a guscio. Tuttavia, la normativa europea sugli allergeni impone l’indicazione in etichetta degli ingredienti o coadiuvanti derivati da uno dei 14 allergeni principali quando sono presenti nel prodotto finito, inclusi quelli contenuti negli aromi.
Non è consentito nascondere la presenza di tali allergeni dietro la sola dicitura “aromi” se l’allergene è ancora presente nel prodotto finito in forma riconoscibile ai fini normativi. Deve essere dichiarato separatamente, per esempio con la dicitura “aromi (contiene latte)” oppure l’allergene va evidenziato nella lista ingredienti.
È invece vero che possono rimanere tracce accidentali dovute a contaminazione crociata durante la produzione. In questi casi si può utilizzare, su base volontaria, l’avvertenza “può contenere” se supportata da una valutazione del rischio. Alcuni soggetti con allergie particolarmente severe possono reagire anche a quantità molto basse, per cui i professionisti sanitari spesso raccomandano l’attenzione alle dichiarazioni volontarie di possibile contaminazione.
Additivi tecnologici e vettori degli aromi
Oltre agli aromi in senso stretto, nel tè, soprattutto istantaneo o solubile o in miscele finemente macinate, possono trovarsi altre sostanze tecnologiche. Gli agenti antiagglomeranti come biossido di silicio, carbonato di calcio o fosfati sono autorizzati come additivi per prevenire la formazione di grumi in prodotti in polvere. I vettori o supporti degli aromi come maltodestrine, alcuni oli vegetali o gomme vengono utilizzati per fissare e veicolare le sostanze aromatiche sulle foglie di tè o nei granulati istantanei.

Dal punto di vista dell’etichettatura, gli additivi come gli antiagglomeranti devono essere dichiarati nella lista ingredienti con il loro nome di categoria e la denominazione specifica o il numero E. I vettori degli aromi possono essere dichiarati come parte dell’ingrediente “aromi” se la loro funzione principale è di supporto all’aroma e non svolgono funzione tecnologica nel prodotto finito. Quando invece hanno funzione tecnologica, devono figurare come additivi a sé stanti.
È quindi fondato affermare che il consumatore medio tende a sottostimare la complessità formulativa del prodotto, ma la legge disciplina obbligatoriamente la dichiarazione degli additivi quando presenti e funzionali nel prodotto finito.
Strategie pratiche per una scelta consapevole
Alla luce del quadro normativo e tecnologico, alcune indicazioni possono aiutare il consumatore nella scelta. Privilegiare tè sfusi o in foglie intere rappresenta una prima strategia: le foglie intere subiscono generalmente meno frammentazione e i tè in bustina con foglie molto frantumate rilasciano più rapidamente sostanze solubili, inclusi composti amari e caffeina, anche se questo non implica di per sé un maggior uso di additivi.
Valutare con attenzione le fragranze molto intense può aiutare: un aroma estremamente marcato può derivare da spezie in grande quantità oppure da un uso importante di aromi aggiunti, naturali o di sintesi. Gli aromi autorizzati sono comunque valutati da EFSA per sicurezza d’uso. Cercare prodotti con liste ingredienti dettagliate offre maggiore trasparenza: la presenza di diciture come “aroma naturale di limone” o “foglie di tè 90%, scorza di agrumi 5%, fiori 5%” è preferibile rispetto alla sola voce “aromi”.
Preferire tè aromatizzati con ingredienti visibili come pezzi di frutta essiccata, petali di fiori e spezie intere è coerente con un approccio di lavorazione minima e permette di riconoscere parte delle componenti della miscela. Verificare la presenza di certificazioni biologiche può fare la differenza: il logo biologico dell’UE, ad esempio, implica limiti più severi sull’uso di aromi, consentendo solo aromi naturali e con specifiche restrittive. Contattare i produttori per informazioni dettagliate sulla composizione è una strategia indicata anche da associazioni di pazienti allergici e da linee guida cliniche, soprattutto in caso di allergie gravi o multiple.
Il ruolo attivo del consumatore nel mercato
La trasparenza nelle etichette alimentari è il risultato sia di norme vincolanti sia di scelte volontarie delle aziende. Un maggior interesse del pubblico per la composizione e l’origine degli alimenti è associato a una maggiore adozione di etichettature volontarie più dettagliate e a pratiche di clean label, ovvero liste ingredienti più corte e comprensibili.
Le imprese tendono a enfatizzare l’assenza di additivi o l’uso esclusivo di aromi naturali quando percepiscono che ciò crea un vantaggio competitivo sul mercato. Scegliere produttori che già oggi adottano politiche di maggiore chiarezza in etichetta significa premiare modelli più trasparenti e contribuire indirettamente a spingere il mercato in quella direzione.
Il tè rappresenta quindi un caso emblematico di come un prodotto percepito come semplice e naturale possa in realtà avere una formulazione più articolata di quanto appaia a prima vista. Sviluppare un approccio critico alla lettura delle etichette e alle strategie di marketing significa esercitare il proprio diritto a sapere cosa consumiamo ogni giorno, in coerenza con gli obiettivi di informazione al consumatore previsti dalla normativa europea. La consapevolezza rimane lo strumento più potente per orientarsi in un mercato sempre più complesso e per fare scelte alimentari che rispecchino davvero le nostre esigenze e preferenze.
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