Perché i nipoti adolescenti si allontanano: il 67% dei nonni commette questo errore fatale

Quel senso di smarrimento che affligge tanti nonni oggi non è un fallimento personale, ma il sintomo di un cambio generazionale più radicale di quanto si sia mai verificato nella storia recente. Mentre un tempo bastava tramandare esperienze e valori consolidati, gli adolescenti di oggi abitano dimensioni che ai loro nonni appaiono imperscrutabili: piattaforme digitali, linguaggi criptici, riferimenti culturali effimeri che cambiano ogni settimana. Eppure, dietro questa apparente incomprensibilità si nasconde un’opportunità straordinaria di connessione autentica, a patto di abbandonare l’idea che comprendere significhi necessariamente condividere lo stesso mondo.

Il mito della comprensione totale

La prima trappola in cui cadono molti nonni è credere che per essere un punto di riferimento si debba capire tutto dei propri nipoti adolescenti. Secondo uno studio dell’Istituto degli Innocenti di Firenze sull’impatto della pandemia COVID-19 sulle famiglie italiane, il 67% dei nonni manifesta disagio nel rapporto con i nipoti adolescenti, spesso legato alla difficoltà di stare al passo con i cambiamenti digitali e relazionali emersi durante l’isolamento. Ma l’adolescenza è, per sua natura, un territorio di esplorazione che deve rimanere parzialmente inaccessibile agli adulti: è lo spazio necessario alla costruzione dell’identità.

Il valore dei nonni non risiede nella capacità di decodificare TikTok o comprendere l’ultima challenge virale, ma nell’offrire qualcosa che i genitori spesso non possono garantire: una prospettiva lunga sulla vita, una pazienza diversa, una presenza meno giudicante perché meno investita emotivamente nelle performance quotidiane.

L’ascolto come forma di presenza

Gli adolescenti non cercano adulti che capiscano il loro mondo, ma adulti disposti ad ascoltarlo senza immediatamente ricondurlo al proprio. Questa distinzione è cruciale. Quando un nipote racconta qualcosa che sembra incomprensibile, la reazione più naturale per un nonno è collegarlo a esperienze passate: “Anche io alla tua età…”. Ma questa formula, per quanto nata da buone intenzioni, comunica un messaggio involontario: “La tua esperienza non è unica, l’ho già vista”.

La psicologa dell’età evolutiva Silvia Vegetti Finzi sottolinea come l’ascolto generativo richieda di sospendere il confronto e accogliere la novità dell’esperienza altrui, anche quando non la si comprende pienamente. Questo non significa rinunciare a esprimere opinioni, ma farlo dopo aver creato uno spazio di legittimazione per ciò che il ragazzo sta vivendo.

Domande che aprono invece di chiudere

Invece di “Ma perché passate tutto quel tempo al telefono?”, provate: “Cosa ti dà stare su quella piattaforma? Cosa ti piace di quell’esperienza?”. La prima domanda contiene già un giudizio implicito, la seconda una genuina curiosità. Gli adolescenti possiedono antenne sensibilissime per distinguere le domande retoriche da quelle autentiche, e quando percepiscono interesse reale si aprono in modi inaspettati.

Il potere della vulnerabilità reciproca

Una delle risorse più sottovalutate nel rapporto nonni-nipoti adolescenti è la vulnerabilità condivisa. Ammettere di non capire, di sentirsi spaesati, di temere di aver perso rilevanza non è un segno di debolezza: è un ponte. Gli adolescenti vivono quotidianamente questa sensazione di inadeguatezza, di non essere all’altezza delle aspettative, di navigare in acque sconosciute.

Un nonno che confessa: “Sai, a volte mi sento un po’ perso quando cerco di capirti, ma per me è importante provarci” sta comunicando qualcosa di profondamente diverso da un nonno che finge di sapere o che si ritira nel silenzio. Sta dicendo: “Il nostro rapporto vale più del mio orgoglio”. E questo gli adolescenti lo percepiscono e lo apprezzano, anche se non sempre lo dimostrano apertamente.

Terreni neutri dove incontrarsi

Esistono spazi che non appartengono né al mondo dei nonni né a quello degli adolescenti, ma che possono diventare territori condivisi di scoperta reciproca. Attività pratiche che richiedono collaborazione come cucinare insieme o prendersi cura di piante, passeggiate senza meta precisa dove il movimento facilita conversazioni meno strutturate, progetti creativi dove nessuno è esperto: ogni occasione diventa preziosa quando l’obiettivo non è educare ma semplicemente stare insieme.

L’antropologa Margaret Mead parlava di cultura prefigurativa per descrivere società dove anche gli adulti devono imparare dai giovani. Questo ribaltamento può essere scomodo, ma apre possibilità inedite: chiedere ai nipoti di insegnare qualcosa – che sia un’app, un gioco, una tendenza culturale – li posiziona come portatori di competenza e inverte momentaneamente i ruoli in modo fertilizzante. È un riconoscimento del loro valore che va oltre i voti scolastici o i comportamenti approvati.

Cosa rende difficile il rapporto con i nipoti adolescenti?
Non capisco il loro mondo digitale
Mi sento giudicato quando parlo
Hanno sempre il telefono in mano
Non so di cosa parlare con loro
Temo di essere diventato irrilevante

Il vostro ruolo insostituibile

Mentre i genitori sono spesso impegnati nella gestione quotidiana, nelle preoccupazioni scolastiche e nelle ansie sul futuro, i nonni possono offrire qualcosa di raro: presenza senza agenda. Non dovete assicurarvi che facciano i compiti, non siete responsabili delle loro scelte universitarie, non dovete modellarli secondo aspettative specifiche.

Questa libertà è preziosa. Potete essere curiosi della loro vita senza l’ansia di controllarla. Potete condividere storie del passato non come lezioni morali ma come frammenti di un’umanità che li precede e li include. Potete testimoniare che si può attraversare cambiamenti epocali mantenendo un nucleo di sé, che l’incertezza fa parte dell’esperienza umana da sempre.

I vostri nipoti adolescenti non hanno bisogno che diventiate adolescenti con loro. Hanno bisogno che rimaniate nonni, ma nonni disponibili a farsi sorprendere, a riconoscere i propri limiti, a mantenere aperta la porta anche quando la comunicazione si fa difficile. Il senso di colpa che provate è, paradossalmente, la prova che vi importa ancora profondamente. E questo – non la comprensione perfetta del loro mondo – è esattamente ciò che può rendervi ancora quel punto di riferimento significativo che temete di aver perso.

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