Quando un nonno continua a trattare i nipoti come bambini da proteggere, anche quando questi hanno raggiunto i vent’anni o sono persino più grandi, si innesca una dinamica relazionale complessa che merita attenzione. Quello che a prima vista può sembrare amore incondizionato rischia di trasformarsi in una gabbia dorata, impedendo ai giovani adulti di sviluppare competenze fondamentali per la vita.
Il confine tra supporto affettuoso e iperprotezione dannosa è sottile ma cruciale. Secondo gli studi di psicologia dello sviluppo, la capacità di affrontare fallimenti e gestire conseguenze rappresenta un elemento cardine della maturazione emotiva. Quando un nonno interviene sistematicamente per risolvere problemi, negoziare conflitti o prendere decisioni al posto del nipote adulto, interferisce con questo processo naturale.
Le radici profonde dell’iperprotezione transgenerazionale
Comprendere le motivazioni sottostanti a questo comportamento è il primo passo per affrontarlo costruttivamente. Spesso, i nonni che manifestano iperprotezione verso nipoti adulti stanno compensando dinamiche irrisolte della propria storia familiare. Forse non hanno potuto proteggere abbastanza i propri figli, o hanno vissuto esperienze traumatiche che li spingono a voler evitare qualsiasi sofferenza ai loro cari.
La pensione e il naturale ridimensionamento del ruolo sociale possono inoltre creare un vuoto esistenziale che alcuni anziani colmano attraverso un coinvolgimento eccessivo nella vita dei nipoti, fornendo un senso nella seconda parte della vita. Il rischio è che l’identità del nonno si fondi interamente su questo ruolo protettivo, rendendo difficile qualsiasi cambiamento.
I segnali che indicano un intervento problematico
Non ogni aiuto costituisce iperprotezione. Esistono però indicatori specifici che permettono di riconoscere quando il sostegno sconfina nell’invadenza:
- Il nonno contatta datori di lavoro, università o istituzioni per conto del nipote adulto senza che questo sia necessario per motivi di salute
- Prende decisioni finanziarie importanti che il nipote dovrebbe gestire autonomamente
- Interviene nei conflitti di coppia o nelle amicizie del nipote, schierandosi o mediando senza essere richiesto
- Minimizza sistematicamente le capacità del giovane adulto con frasi come “sei ancora troppo giovane per capire” o “lascia fare a me che ho esperienza”
- Reagisce con ansia eccessiva o tentativi di dissuasione di fronte a scelte che comportano rischi calcolati
Le conseguenze invisibili sulla crescita personale
L’impatto di questa dinamica sulla psiche del giovane adulto è più profondo di quanto si possa immaginare. La ricerca in ambito psicologico ha documentato come l’iperprotezione prolungata correli con ansia, minore autoefficacia e difficoltà nel problem-solving.
Quando qualcuno interviene costantemente per evitarci difficoltà , il messaggio implicito che riceviamo è: “Non sei capace di farcela da solo”. Questo mina progressivamente la fiducia in sé stessi, creando adulti che dubitano delle proprie capacità decisionali anche in situazioni ordinarie. La dipendenza che si crea non è solo pratica ma profondamente emotiva.
Paradossalmente, i nipoti eccessivamente protetti possono sviluppare due reazioni opposte: una sottomissione passiva che perpetua la dipendenza, oppure una ribellione improvvisa e sproporzionata che porta a scelte avventate proprio per affermare la propria autonomia.

Strategie di comunicazione per i genitori
I genitori si trovano spesso nella posizione scomoda di mediare tra il bisogno di autonomia dei figli e l’atteggiamento iperprotettivo dei nonni. La tentazione di evitare il conflitto può essere forte, ma il silenzio equivale a un’approvazione implicita.
Una comunicazione efficace parte dal riconoscimento delle intenzioni positive. Frasi come “Papà , so che vuoi il meglio per Marco e apprezziamo profondamente il tuo amore” aprono il dialogo senza mettersi sulla difensiva. Successivamente, è fondamentale essere specifici: “Quando chiami il suo capo per giustificarlo, Marco perde credibilità professionale e la possibilità di imparare a gestire le responsabilità lavorative”.
Stabilire confini chiari e condivisi con il partner è imprescindibile. I genitori devono presentarsi come fronte unito, definendo quali aree della vita del figlio adulto sono di esclusiva competenza del nucleo familiare ristretto.
Il percorso verso un nuovo equilibrio relazionale
Trasformare una dinamica consolidata richiede pazienza e gradualità . Un approccio utile consiste nel ridefinire il ruolo del nonno in termini più appropriati all’età del nipote. Invece di protettore e risolutore di problemi, può diventare consulente saggio che offre prospettive quando richiesto, testimone affettuoso delle conquiste del nipote, custode di memoria familiare.
Coinvolgere il nonno in attività che valorizzino la sua esperienza senza infantilizzare il nipote crea nuovi spazi di relazione. Conversazioni su scelte di vita dove il nonno condivide la propria esperienza senza imporre soluzioni, progetti intergenerazionali dove ognuno contribuisce con le proprie competenze, momenti di confronto dove il giovane adulto può chiedere consiglio sentendosi rispettato nelle sue decisioni finali.
Quando il dialogo non basta
Esistono situazioni in cui l’iperprotezione nasconde problematiche più profonde che richiedono supporto professionale. Se il nonno manifesta ansia patologica rispetto alla sicurezza del nipote, se utilizza ricatti emotivi o minacce di allontanamento, se il nipote mostra segni di disagio psicologico significativo, può essere necessario l’intervento di un terapeuta familiare.
La terapia sistemica offre uno spazio neutro dove esplorare le dinamiche transgenerazionali e costruire nuovi pattern relazionali. Non si tratta di colpevolizzare il nonno, ma di aiutare l’intero sistema familiare a evolversi in modo più funzionale.
L’amore autentico verso i nipoti si manifesta anche nella capacità di fare un passo indietro, accettando che crescere significa inevitabilmente affrontare difficoltà , commettere errori e imparare dalle conseguenze. Come suggeriva il concetto di good enough mother, permettere a un giovane adulto di cadere e rialzarsi autonomamente non è abbandono, ma la forma più profonda di fiducia e rispetto. Solo attraverso questa fiducia i nipoti possono scoprire la propria forza e costruire un’identità adulta solida e autentica.
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