In sintesi
- 🎬 Non ci resta che piangere
- 📺 Su Rete 4 alle 21:25
- 📖 Commedia cult con Massimo Troisi e Roberto Benigni: due amici finiscono per caso nel 1492 e vivono avventure surreali tra anacronismi, comicità raffinata e incontri storici, in un viaggio nel tempo che mescola umorismo, poesia e nostalgia.
Massimo Troisi, Roberto Benigni e il cult assoluto Non ci resta che piangere tornano stasera in TV per illuminare questo lunedì 29 dicembre 2025 con una delle commedie italiane più amate e citate di sempre. Un appuntamento da non perdere su Rete 4 alle 21:25, perfetto per chiudere l’anno con risate, nostalgia e quel pizzico di poesia surreale che solo Troisi e Benigni sapevano mescolare con così tanta naturalezza.
Perché rivedere oggi Non ci resta che piangere
A distanza di oltre quarant’anni dall’uscita nelle sale, il film mantiene una freschezza sorprendente. Sarà per la chimica irresistibile tra i due protagonisti, sarà per l’idea del viaggio nel tempo trattata con una leggerezza geniale, o forse per quell’umorismo intriso di malinconia che appartiene in particolare a Massimo Troisi. Fatto sta che ogni volta che Saverio e Mario si ritrovano catapultati nel 1492, lo spettatore ha la sensazione di seguire una storia che vibra ancora di autenticità, improvvisazione e libertà creativa.
La trama è nota: per evitare un passaggio a livello chiuso, i due viaggiatori improvvisati imboccano una strada alternativa, finiscono in un temporale e, dopo una notte in una fattoria, si svegliano in pieno Quattrocento. Da lì, una serie di situazioni assurde: la profezia di morte del pretore, la lettera a Savonarola, Mario che tenta la carriera musicale medievale per conquistare la damigella ricca del paese (interpretata da una giovanissima e luminosa Amanda Sandrelli). E poi, l’idea folle: correre in Spagna a fermare Cristoforo Colombo e impedire la scoperta dell’America.
Oggi, in un panorama televisivo dominato da produzioni frenetiche e montaggi serrati, l’opera di Troisi e Benigni colpisce per il ritmo pacato, quasi contemplativo, dove la comicità si costruisce passo dopo passo. È un film che respira, che si lascia guardare e che regala piccoli momenti di pura poesia senza mai perdere l’ironia.
Il lascito culturale (Non ci resta che piangere) e i momenti da vero nerd cinefilo
Per chi ama analizzare i film oltre la superficie, Non ci resta che piangere è un terreno fertilissimo. Il gioco degli anacronismi, più che una semplice trovata comica, anticipa una tendenza che negli anni sarebbe diventata parte integrante delle commedie meta-storiche. Troisi e Benigni giocano con il Medioevo come due bambini in un laboratorio teatrale, ridefinendo i confini della comicità cinematografica italiana.
Il loro incontro con Leonardo da Vinci è un capolavoro di scrittura comica: vendono la bicicletta e l’accendino come invenzioni moderne con una naturalezza spiazzante, trasformando il genio rinascimentale in una sorta di influencer dell’epoca. È uno dei momenti più citati e imitati della storia della nostra commedia, e rivederlo oggi permette di cogliere quanto fosse avanti quella scrittura: semplice solo in apparenza, costruita invece su una logica comica raffinatissima.
Il duo Troisi-Benigni non si è più ripetuto al cinema, e questa unicità contribuisce al fascino del film. È come se Non ci resta che piangere fosse stato il loro grande esperimento condiviso, una scintilla irripetibile. Da una parte la dolcezza timida e quasi esitante di Troisi, dall’altra l’energia debordante di Benigni: due scuole comiche opposte che si attraggono e si completano.
Per gli appassionati, ci sono almeno due dettagli nerd da tenere d’occhio:
- il mix linguistico toscano-napoletano-medievale, studiato per sembrare casuale ma calibrato al millimetro per creare straniamento e comicità;
- la presenza di Amanda Sandrelli, spesso erroneamente indicata come “Sadrelli” nelle guide TV, un refuso che negli anni è diventato quasi un running joke tra gli appassionati.
E poi c’è il contesto storico giocato in chiave parodica: Savonarola, Colombo, la superstizione medievale, l’Inquisizione. Tutto è trattato con un’ironia leggera, mai irrispettosa, come se il film volesse ricordarci che il passato fa sorridere soprattutto perché ci somiglia più di quanto immaginiamo.
Cosa aspettarsi dalla versione in onda stasera
La durata indicata dalla programmazione è di 150 minuti, più lunga dei 111 originali: un classico della programmazione televisiva con gli spazi pubblicitari che dilatano il tempo, ma senza intaccare il piacere della visione. Anzi, per chi ama questo film, ogni pausa è un momento per rielaborare una battuta, ricordare una scena o anticiparne mentalmente un’altra.
Rivederlo oggi significa tornare a un cinema in cui l’improvvisazione aveva un peso enorme. Le scene girate con Da Vinci, ad esempio, furono in parte create sul momento, ed è questa libertà che rende il film così vivo da sembrare sempre nuovo anche dopo decine di visioni.
Stasera, dunque, la televisione offre non solo un film, ma un pezzo fondamentale dell’immaginario italiano. Un viaggio nel tempo vero, non quello di Saverio e Mario, ma quello che ci riporta a un modo di fare cinema fatto di lentezza, autenticità e invenzione. E in un periodo dell’anno in cui tutti cerchiamo qualcosa che scaldi un po’ l’umore, Troisi e Benigni restano un porto sicuro. Non ci resta che… guardarlo.
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